“Aperti ma chiusi”. Questo lo “slogan” che dal 6 dicembre, giorno in cui è entrato in vigore il Super Green Pass, l’associazione Ristoratori Veneto & HO.RE.CA guidata da Alessia Brescia, ripete ad oltranza per attirare l’attenzione su un settore, quello della ristorazione, che più di tutti sta pagando l’inasprimento delle misure legate al contenimento della pandemia.
“Il Natale non è salvo e per noi ristoratori questo non sarà un Natale”, denuncia Brescia, 41 anni, presidente e portavoce dell’associazione nata a Verona nel novembre del 2020 e che oggi conta a livello regionale 4.200 membri, tra ristoratori, baristi e soci sostenitori. “Dopo l’introduzione del Super Green Pass, sono arrivate le disdette delle prenotazioni di Natale, pari al 65%. Se a novembre abbiamo registrato il 30% in meno di fatturato, a dicembre la situazione peggiorerà a causa delle disdette che stiamo ricevendo,del terrorismo mediatico che guarda caso parte sempre prima di una festa comandata e dell’assenza di clienti parte della fascia 12-18 anni, tagliata fuori a causa del SGP. Il Governo con il Green Pass ci lascia aperti, ma se non lavoriamo sono problemi nostri, indennizzi non ce ne sono. Anzi, lo stato di emergenza è stato prolungato e il comparto soffre di queste decisioni del governo poiché creano incertezza”.
Ma non sono solo le disdette a pesare sui bilanci dei ristoratori: bollette e costo delle materie prime sono cresciuti in maniera esponenziale riducendo i margini degli imprenditori. “Il gas, fondamentale per un ristorante, è aumentato del 100%, il grano del 50%”, spiega Brescia. “per non parlare dell’elettricità. L’anno scorso pagavo 350 euro di luce, oggi 580 euro: stesso periodo, stessi coefficienti. Persino la lavanderia, dove portiamo tovaglie e tovaglioli, ha aumentato i prezzi. Materie prime e utenze sono voci importanti per un ristorante. Le attività chiuderanno non per il Covid ma per i costi, perchè non avranno più potere d’acquisto. E in parallelo anche le famiglie avranno il 40% in meno da spendere al mese e questo si ribalterà su tutto il comparto. La spesa pro capite si dimezzerà inesorabilmente”.
“L’anno scorso hanno chiuso 390mila aziende, quest’anno ne chiuderanno altrettante e 53mila saranno tutti ristoranti”, annuncia Brescia. “Siamo un settore che genera 60 miliardi di euro l’anno e che dà lavoro a 1.200.000 persone, ma questo a quanto pare non basta. La cosa più semplice è far sparire la micro e piccola impresa. Il male minore per il governo è che crepi il piccolo imprenditore”.
“Il GP non è un certificato di buona salute”, continua, “è un certificato politico, lo abbiamo ribadito più volte con #IONONCISTO, ritenendolo economicida, inefficace e discriminatorio . Si mettono in ginocchio sempre le stesse categorie. Abbiamo fatto 10 proposte al Governo già a inizio 2020 (file allegato, ndr). Siamo rimasti inascoltati. Il mese scorso siamo andati in Regione, abbiamo parlato con diverse istituzioni. Abbiamo portato le nostre istanze: in due anni abbiamo ricevuto il 3% di ristori, non ci abbiamo pagato nemmeno le bollette. Abbiamo sempre rispettato le regole, abbiamo tolto mobili dai locali per aumentare il distanziamento tra i tavoli, acquistato i sanificatori, adeguato le nostre attività e tutto quello già noto a tutti da molto tempo. Il Governo cosa ha fatto? Ha introdotto il Green Pass e ci ha pure dato l’onere del controllo,quando noi abbiamo chiesto di toglierlo. Abbiamo dovuto litigare con i clienti dal 6 agosto. Ci siamo trasformati in controllori e veniamo anche multati se facciamo errori. Dopo l’introduzione del GP rafforzato abbiamo dovuto rinunciare anche alla parte di avventori che sarebbero scesi al compromesso del tampone, quindi, disdette di cene aziendali o famiglie che passeranno feste a casa”.
“Dopo due anni siamo messi peggio di prima, il Governo non ha mantenuto le sue promesse, i sindacati ci hanno tolto la voce”, conclude Brescia, “per questo noi imprenditori abbiamo creato “Ristoratori veneto”, per difendere il comparto dei lavoratori, di chi lavora 15-18 ore al giorno, dei pizzaioli che impastano e infornano con la mascherina davanti a un forno a 200 gradi. Non siamo un’associazione che fa solo protesta ma che vuole creare le basi per tutelare il settore al tavolo di negoziazione. Siamo apartitici. Federlaberghi, che è un grande sindacato, ha difeso gli albergatori e ha fatto in modo che nei ristoranti degli hotel non si chiedesse il SGP . Un ristorante è un ristorante anche dentro l’albergo. Come vede, ci sono due pesi e due misure”.
“Abbiamo passato i mesi estivi a lavorare come muli. Ma quello che abbiamo guadagnato quest’estate non potrà mai compensare le perdite, non lo recuperiamo più”, conclude Brescia, “e se arriveranno la zona rossa o arancione, faremo prima a chiudere la serranda. Il delivery non può essere applicato a tutti i locali e poi comporta un’organizzazione del lavoro particolare, servono piattaforme. A Verona quando c’era il lockdown solo il 20% dei ristoratori lavorava con l’asporto e non copriva nemmeno le spese. Abbiamo fatto una lotta a Deliveroo e JustEat, abbiamo chiesto di non aumentare i prezzi. Il Governo ha sempre creato discrepanze per farci mettere gli uni contro gli altri…”.
Brescia proviene da una famiglia di ristoratori, con 40 anni di esperienza alle spalle. E’ un’imprenditrice che lavora sul campo e vive le problematiche del comparto in prima persona. Le chiedo cosa si aspetta per il futuro.
“Il futuro? Incerto, non ne abbiamo la prospettiva, non possiamo fare programmazione, siamo sempre in attesa di decreti che creano assoluta confusione, molto spesso inapplicabili se non con ulteriori sacrifici. Sono diventati un fardello troppo pesante oramai. Il comparto è disunito, i cittadini anche, il popolo è stato troppo diviso, trovare coesione sarebbe il nostro punto di forza”.
Giovedì 21 dicembre il Governo si riunirà nuovamente per varare nuove misure a contrasto della pandemia. “Siamo in balia delle decisioni del Governo che si appresta a mettere in atto ulteriori restrizioni”, commenta Brescia, “viviamo ancora con lo spettro delle zone a colori, con la minaccia del lockdown. Dopo tutto questo tempo, dopo tutti i sacrifici fatti dagli italiani, ritrovarci ancora in questa situazione non è più accettabile. Auspichiamo che che questa volta il Governo ammetta le proprie lacune sulla gestione dell’emergenza e non dia la colpa sempre agli stessi“.
“A dicembre 2019 è mancato mio padre a soli 62 anni”, confessa. “Era la colonna portante della famiglia e dell’azienda. Era un sommelier rinomato, parlava 5 lingue, nel settore dal 1972, era un uomo di valore che mi ha insegnato tutto. Lui mi dà la forza di lottare e proseguire in questa direzione. Ecco ,credo che per andare avanti si debba tornare indietro, ai valori che abbiamo perso, agli ideali. Quello che non morirà mai sono gli ideali, in cui credere e per cui combattere…”