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Barbata Bet

L’imprenditrice Bet: “Vaccinata, ho avuto una trombosi ma non mi danno il green pass”.

Vaccinati ma senza green pass: in Italia non sono pochi i cittadini che si trovano in un limbo “burocratico” perché privi della certificazione verde pur avendo fatto una o due dosi. 

È accaduto anche a Barbara Bet, 44 anni, nota ristoratrice veronese e food blogger, titolare di due locali in centro città, l’Osteria La Torre in Piazza Erbe e Al Bertoldo in Vicolo Cadrega.

“Il 10 luglio mi sono vaccinata con Moderna”, racconta Barbara, “Confesso che avevo paura perché soffro di asma bronchiale e di una malattia reumatologica al quarto stadio. Ne avevo parlato con il mio medico di base, avevo presentato i certificati degli specialisti che mi seguono ma mi è stato detto che mi potevo vaccinare con serenità. Ebbene, la mattina successiva l’inoculazione, al mio risveglio, non riuscivo a camminare: i miei piedi erano completamente neri e le gambe fredde e gonfie. Non sono andata al pronto soccorso perché temevo che mi avrebbero rimandata a casa, avevo già sentito storie simili alla mia. Ho optato per una clinica privata a Villafranca, dove, tutto a mie spese, mi sono state fatte subito delle analisi, raggi, ecodoppler e sono stata sottoposta a TAC. Avevo micro-trombi ovunque, mi hanno diagnosticato una trombosi”. 

Cosa le hanno detto in clinica?

“Che succede a molti e che non sapevano come trattarmi”.

E poi?

“Per 8 settimane ho avuto dolori alle gambe e non riuscivo a camminare. Avevo un braccio gonfio e un eczema sul corpo. Ho preso anti-trombotici, cortisonici e ancora oggi assumo ciproxina per combattere un’infiammazione sorta dopo la vaccinazione. Ovviamente dopo la mia esperienza non ho nessuna intenzione di vaccinarmi ancora. Però non posso ottenere l’esenzione. Per cui ora non ho il green pass, anche se io ho fatto il mio dovere. Sono titolare di due ristoranti ma secondo la legge non potrei entrarci, anche se pago dipendenti e affitto. Sono un’imprenditrice, pago le tasse, ma secondo il Governo non posso lavorare perché non ho il green pass”

Cosa pensa del green pass?

“Il green pass affossa l’economica, non ha nulla di sanitario. Non ti garantisce di lavorare in sicurezza. Per avere la certezza che nel mio locale siano sedute solo persone negative al Covid, dovrei fare tamponi a tutti all’ingresso. Con il green pass questa sicurezza non ce l’ho. Non posso licenziare un dipendente per giusta causa ma posso sospenderlo se non ha green pass. Le sembra normale?”

Cosa pensa della situazione di limbo burocratico in cui si trova?

“Per la gente passo come quella che non si vuole vaccinare. Ma dopo 3 mesi faccio ancora un po’ fatica a camminare, la pelle delle gambe si è ispessita, ho spesso dolori. Le persone che dopo un’esperienza come la mia non vogliono fare la seconda dose non devono essere giudicate. Nemmeno chi esita a vaccinarsi perché ha paura. Avere paura è una cosa normale. Non si deve offendere chi ha dubbi. Ognuno ha i suoi problemi di salute”. 

“Nel mio locale rispetto le regole, io mi tampono ogni 48 ore”, continua Barbara, “però non significa che sia d’accordo con le imposizioni del Governo. Lo Stato dovrebbe metterci in grado di controllare la clientela con tamponi rapidi salivari.  Vorrei solo sapere quando finiranno le restrizioni perché è da un anno e mezzo che noi ristoratori veniamo vessati con continue limitazioni. Quello della ristorazione è uno dei settori più martoriati dalla pandemia. Ora iniziano i primi freddi, la clientela diminuirà perché chi non ha il green pass non potrà più sedersi fuori. Inoltre si fatica ad assumere personale esperto perché a causa del lockdown del 2020 molti dipendenti hanno dovuto trovare altri impieghi. Già c’era scarsità di lavoratori prima dell’introduzione del green pass, ora la situazione è peggiorata. E il settore ne risente. A Verona da inizio anno hanno chiuso dieci ristoranti. Ne seguiranno altri a breve”. 

Quanto ha perso a causa del lockdown e delle restrizioni dello scorso inverno?

Nel 2020 in 6 mesi ho perso 360mila euro in un ristorante e 200mila nell’altro. E questo nonostante durante il lockdown io abbia offerto il servizio mensa per le aziende. Eravamo solo in due nel mio locale: io e il cuoco. Lavoravamo per pagare le spese.

Sono arrivati i ristori? 

Solo 40mila euro contro un fatturato normale annuo di 600mila euro. Una somma calcolata sul mese di aprile, che per me è il periodo in cui fatturo meno e non su dicembre, quando ho gli introiti maggiori dell’anno. 

“Oggi il diritto al lavoro viene calpestato con il green pass”, conclude Barbara, “Sono laureata in sociologia e in passato ho lavorato nei campi profughi curdi, ho visto cos’è la guerra. E le posso assicurare che il problema vero è la fame e non il Covid”.