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I pompieri di New York: le vite e le testimonianze della Ladder 20

Nel 2005 vivevo a New York. Nonostante fossero passati 4 anni dall’attentato al World Trade Center, la ferita nell’anima della Grande Mela era ancora aperta, palpabile. Ground Zero era in ricostruzione, ma si poteva ancora percepire, dietro la brulicante presenza di operai ed escavatrici, la devastazione causata dagli attacchi e dal crollo delle Torri Gemelle. 

Per capire ancora di più il dramma causato dalla tragedia dell’11 settembre, decisi di vivere gomito a gomito per una settimana con chi aveva toccato più da vicino il dolore delle vittime e della città, rischiando la propria vita: i pompieri di New York. 

Scoprii un mondo fatto di uomini ancora segnati dagli attentati, sia per aver perso amici e colleghi in quella devastazione, sia per aver risentito fisicamente (con conseguenze sulla salute) del proprio impegno nel salvare chi era al World Trade Center quel giorno.

Ben 343 pompieri del New York City Fire Department (FDNY) morirono in servizio l’11 settembre. La sezione Ladder 20 di Little Italy, nella Lower Manhattan in Lafayette Street, gestita dal Capitano Gary Iorio, italo-americano, perse 7 colleghi. Io scelsi per puro caso quella piccola stazione per il mio foto-reportage. Conobbi degli uomini fantastici, generosi, con una vita non facile. Mi aprirono le porte del loro piccolo mondo, mi aprirono i loro cuori e con loro scoprii cosa vuol dire essere un pompiere a New York. E cosa voleva dire esserlo stato il giorno degli attentati. 

“L’11 settembre mi ha portato via i più cari amici e i migliori vigili della caserma”, mi disse commosso Gary Iorio, “Alcuni li ho tirati fuori dalle macerie io stesso, con queste mani. E per un anno non ho fatto altro che andare a funerali quasi ogni giorno”.  

Nella caserma assieme ai pompieri di Iorio c’era anche Twenty, una cagnolina di razza dalmata che qualche anno prima due sceriffi di Rochester avevano regalato ai ragazzi della Ladder 20 per tirarli su di morale. “Tewnty ci ha aiutato molto”, mi confessò Gary, “è una piccola celebrità locale. Viene con noi sull’autobotte, mette il muso fuori dal finestrino e abbaia quando siamo in uscita di emergenza”. Twenty se ne è “andata” nel 2016, lasciando la caserma nello sconforto. Gary lo ha annunciato quattro anni fa sulla pagina Facebook del corpo pompieri di New York.

I pompieri di New York sono noti per essere ottimi cuochi. Molti di loro hanno scritto libri di cucina. Molti sono italo-americani e irlandesi-americani, una sorta di tradizione del comparto. Il corpo dei vigili del fuoco è  infatti nato e cresciuto grazie agli immigrati irlandesi e italiani. In una foto scattata di spalle, i cognomi dei ragazzi stampati sulle giacche rivelano le loro radici.

Gary Iorio mi raccontò che i pompieri morti negli attentati erano dotati di radio difettose, che non hanno funzionato quando è stato dato l’ordine di evacuare Ground Zero. Le stesse radio usate negli attentati del 1993 del World Trade Center. Gary mi portò a vedere il NYC Fire museum, il museo dove, in una stanza speciale, vengono ricordati ogni giorno gli eroici vigili del fuoco che hanno perso la vita l’11 settembre. Le loro foto sono disposte su un blocco di marmo nero

Eppure a New York, la città del “pompiere eroe” per antonomasia, i vigili del fuoco non se la passano bene.  Dopo 5 anni di lavoro lo stipendio massimo per un pompiere di Manhattan si aggira sui 54 mila dollari, 60mila al massimo con compensation e turni di notte. Il tutto condito da soli 11 giorni di vacanza l’anno. 

Tolte tasse e spese varie, in media un vigile del fuoco new yorkese appena assunto guadagna 500 dollari a settimana. Non molto se si considera che un monolocale dignitoso a Manhattan costa minimo 1.300 dollari al mese, l’abbonamento mensile alla metropolitana 127 dollari (65$ per chi ha diritto a sconti) e una cena in un ristorante in almeno 25 dollari. Con questi prezzi solo il 2% dei pompieri di New York si può permettere di risiedere a Manhattan: il resto vive in periferia. Molti scelgono di fare il vigile del fuoco per i benefits e l’assicurazione sanitaria  garantiti dalla professione: spesso svolgono legalmente un secondo lavoro.

Billy Russel, 39 anni pompiere newyorkese di origini irlandesi in forza alla compagnia Ladder 20 di Little Italy, moglie e due bambine di 5 e 8 anni a carico,  lavora 92 ore a settimana, di cui 42 come vigile del fuoco. Ha avviato una piccola impresa di costruzioni per coprire le spese del mutuo e le tasse sulla casa (che si aggirano sui 15mila dollari l’anno): spende 5mila dollari al mese, ne guadagna 3500 come vigile e poi fa il muratore per integrare. Quando l’ho incontrato in caserma un pomeriggio aveva la faccia provata: il suo turno cominciava alle 18 e durava 12 ore. Ma prima di arrivare in ufficio aveva lavorato tutta la mattina a Long Island in un cantiere.

Eppure nonostante il dolore, questi ragazzi sono ancora qui. Credono nel loro lavoro. E per loro il cameratismo è tutto. Questi uomini vivono gomito a gomito anche per 24 ore, dormono sotto lo stesso tetto, cucinano, mangiano assieme e si aiutano quando c’è bisogno di ridipingere casa, posare i pavimenti o rifare il sistema elettrico. Senza di loro e il loro coraggio, Manhattan non si sarebbe ripresa l’11 settembre.

A New York, sul monumento in memoria delle vittime dell’11 settembre, campeggia la traduzione  inglese del verso virgiliano Nulla dies umquam memori vos eximet aevo del IX libro dell’Eneide: NO DAY SHALL ERASE YOU FROM MEMORY OF TIME , Virgil. Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo.

Pubblicato su Day Italia News, 11 settembre 2020

Gary con la mascotte dalla caserma, la dalmata Twenty
Il capitano della Ladder 20, Liutenant Gary Iorio