Poche settimane prima di sfidare sul ring il campione mondiale dei pesi massimi Sonny Liston, Cassius Clay si allenò in una palestra del Bronx. Una piccola stanza al 434 di Westchester avenue. All’ingresso un nome irlandese: Gleason’s gym. La sera del 25 febbraio del 1964 la scelta del pugile di abbandonare la storica 5th Street Gym di Miami per tirar pugni nel quartiere più duro di New York si rivelò fortunata. Clay vinse. E quel giorno nacque una leggenda: il nuovo re dei pesi massimi, Mohammed Ali.
Ma Alì non è l’unico campione uscito dalla Gleason’s gym. Jake La Motta, Roberto Duran, Phil Terranova e Mike Tyson si sono fatti le ossa sul ring della palestra. Le loro foto ricoprono le pareti della Gleason’s gym, insieme a quelle di decine di atleti, alcuni meno fortunati di altri. Come Benny Kid Paret, campione dei pesi welter, morto il 3 aprile del 1962 a soli 24 anni, 10 giorni dopo essere stato messo al tappeto sul quadrato del Madison Square Garden da Emile Griffith. O il superwelter Stephen Johnson, deceduto a 31 anni il 6 dicembre del 1999 in seguito a un pugno fatale ricevuto ad Atlantic city nel corso di un match contro Paul Vaden.
La storia si respira tra le mura della Gleason’s. In 70 anni di attività la palestra ha sfornato più di 100 campioni, ha vissuto la grande depressione, ha aiutato ex galeotti e giovani immigranti in cerca di una nuova vita a soddisfare il loro desiderio di riscatto, ha cambiato sede e proprietario tre volte. Abbandonato il Bronx nel 1974, dopo una piccola parentesi a Manhattan, nel 1984 la Gleason’s gym ha traslocato definitivamente a Brooklyn, all’ombra del famoso ponte, al numero 83 di Front Street.
Nulla è rimasto delle radici italiane di questa mecca della boxe. Il fondatore, Peter Robert Gagliardi, era un pugile italo-americano, boxer di giorno e tassista di notte per far quadrare i conti a fine mese. Nel 1937 aprì la palestra a giovani atleti per soli due dollari al mese. La ribattezzò Bobby Gleason’s gym per attirare la nutrita comunità di pugili irlandesi che allora popolava il Bronx.
Oggi boxer di ben 67 diverse nazionalità si allenano a Front Street: messicani, domenicani e est europei i più numerosi. In tutto 950 atleti, di cui 200 professionisti e 150 amatori; i restanti 600 sono uomini e donne dai sette ai 77 anni uniti dalla passione per il ring. Molti gli uomini d’affari, vero e proprio vanto dell’attuale proprietario della Gleason’s Gym, Bruce Silverglade, ex manager dei grandi magazzini Sears Roebuck con il pallino per la boxe, buttatosi a tempo pieno nel pugilato a metà anni ’80 rilevando la storica palestra per soli 25.000 dollari. Un affare: oggi la Gleason’s gym fattura 600.000 dollari l’anno. Silverglade ha capito che per far levitare gli introiti della palestra bisognava allargare il circolo di clienti: non solo donne e bambini, ma anche, e soprattutto, businessman. Il costo dell’iscrizione è uguale per tutti: 70 dollari al mese. Unica eccezione i bambini svantaggiati, che si allenano gratuitamente all’interno del programma “Regala un sogno a un bambino”.
“Ho voluto democratizzare l’accesso alla palestra”, sottolinea Silverglade, che per coinvolgere ancora di più gli atleti nella vita della Gleason’s gym ha istituito “Il torneo dei colletti bianchi”. Ogni mese pugili non professionisti da tutti gli Stati uniti si fronteggiano sui quattro ring di Front street, per testare le loro capacità e vivere un momento di gloria. Il primo match si è tenuto nel 1998: un professore universitario di letteratura inglese e un avvocato i contendenti “pionieri”.
Ma quello che spinge i patiti del pugilato a venire alla Gleason’s gym è la possibilità di allenarsi con i migliori trainer al mondo per soli 25 dollari l’ora. Come il panamense Hector Roca, numero uno al mondo tra gli allenatori spagnoli che vanta tra i suoi pupilli i fuoriclasse Arturo Gatti e Iran Barkley, o il leggendario Tommy Gallagher, trainer di Cesar Greene e Doug DeWitt, o ancora la trentottenne giamaicana Alicia Ashley, campionessa del mondo dei pesi gallo.
Alla Gleason’s vengono a formarsi atleti da tutto il mondo. Perché qui l’atmosfera è rilassata, tutto è spartano e “vissuto”, e se si arriva la mattina presto si può avere la fortuna di scaldarsi a fianco dei fuoriclasse della boxe. E scambiare pure quattro chiacchiere.
Alla Gleason’s si allenano infatti il campione del mondo dei pesi welter Zab Judah, l’ex campione WBC dei cruiser “Big Truck” Wayne Braithwhite, l’ex dei medio-leggeri IBC Raul Frank e l’ex dei pesi massimi Taurus Sykes “The Bull”.
“Questa è la migliore palestra del mondo”, confessa Sykes, seduto in attesa di cominciare l’allenamento, mentre il trainer Don Saxby gli fascia le mani, “Grazie alla boxe ho cambiato la mia vita, ho potuto offrire una vita serena a mia figlia, ho lasciato il mio vecchio e pericoloso quartiere di Brooklyn e mi sono trasferito nel Queens. I soldi mi motivano, ma combatto perché sono contento di farlo. Combattere per me è un lavoro, non c’è niente di personale”. Sykes ha iniziato a frequentare la Gleason’s a 17 anni: oggi ne ha 30, si allena cinque volte a settimana, quattro ore al giorno e guadagna 150mila dollari a match, con una media di 3-4 combattimenti l’anno.
In uno dei quattro ring della palestra una modella francese si prepara per un servizio fotografico: nessuno sembra farci caso. Attori e indossatrici sono di casa alla Gleason’s gym. Colin Farrell, Robert De Niro e Wesley Snipes si sono allenati qui. Hilary Swank si è messa in forma per 3 mesi con l’aiuto di Hector Roca prima di interpretare, insieme a Clint Eastwood e Morgan Freeman, il film premio oscar “Million dollar baby”.
In un angolo della palestra un bambino di sette anni colpisce senza sosta un sacco sotto l’occhio vigile del padre. Forse un altro campione si prepara a entrare nella storia della Gleason’s.
Articolo pubblicato sul settimanale Venerdì di Repubblica, anno 2006